Autoritratto con Charlie Holt / La camera aperta / La camera

Leonor Fini, 1939, Olio su tela, Collezione Privata © Leonor Fini Estate, Paris.

L'arma bianca

Leonor Fini, 1936, Olio su tela, Collezione Privata © Leonor Fini Estate, Paris.

Autoritratto con Charlie Holt / La camera aperta / La camera

Leonor Fini, 1939, Olio su tela, Collezione Privata © Leonor Fini Estate, Paris.

L'arma bianca

Leonor Fini, 1936, Olio su tela, Collezione Privata © Leonor Fini Estate, Paris.

La seconda tappa della mostra approfondisce il rapporto di Leonor Fini con la città cosmopolita di Trieste, le sue architetture e la vita letteraria che l’animava, e i futuri sviluppi della ricerca dell’artista, influenzati dal contatto con Milano e la sua cerchia di artisti e con Parigi e il movimento Surrealista. A Trieste l’artista incontra intellettuali come James Joyce e Rainer Maria Rilke, che lasceranno un’impronta duratura sul suo immaginario, mentre a Milano la partecipazione alla Seconda Mostra del Novecento Italiano a fianco di Achille Funi, Giorgio De Chirico e Mario Sironi colloca le sue prime indagini pittoriche nell’orbita della ricerca metafisica e della nuova oggettività. L’approdo a Parigi si rivela prolifico e decisivo per il suo operato, grazie al contatto con gli esponenti del movimento Surrealista, Max Ernst, Paul Éluard, Salvador Dalì, Man Ray, André Breton, che la porta a dipingere capolavori come L’Arme blanche (1936) o Autoportrait avec Charlie Holt (1939).