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BAMBINI

  • Introduzione
    Benvenuti alla mostra "Io sono Leonor Fini"! Il titolo di questa mostra è una frase detta proprio dall'artista, un modo per dire chi era con sicurezza e senza paura. Qui scoprirete la storia di una donna straordinaria, che ha vissuto in tanti luoghi diversi e ha sempre seguito la sua creatività senza lasciarsi influenzare dagli altri. Leonor Fini non era solo una pittrice, ma anche una scrittrice, una scenografa e una stilista che ha lavorato con il teatro e la moda. Mentre camminate in questo spazio, guardate le fotografie di Leonor: noterete il suo sguardo intenso e misterioso, i suoi vestiti particolari e i suoi adorati gatti. Amava farsi fotografare in modo originale, come se fosse parte di un'opera d'arte. Leonor è nata a Buenos Aires nel 1907, ma ha vissuto a Trieste da piccola. Trieste era una città piena di lingue, culture e idee diverse, e questo ha reso la sua immaginazione molto vivace. Ha sempre vissuto in un ambiente pieno di arte e di persone interessanti, che l’hanno ispirata a disegnare fin da bambina. Crescendo, si è trasferita prima a Milano e poi a Parigi, dove ha conosciuto altri artisti famosi. A Parigi ha incontrato il gruppo dei surrealisti, artisti che dipingevano sogni e mondi strani. Anche se aveva delle cose in comune con loro, Leonor voleva essere libera di seguire il proprio stile, senza etichette. Per questo ha creato un’arte tutta sua, che mescola il passato con il presente e immagina un futuro pieno di creature fantastiche. Questa mostra vi porterà in viaggio attraverso la sua arte e la sua vita, scoprendo dipinti, disegni, costumi, scenografie e fotografie. Ogni opera è un pezzetto della sua storia e del suo modo di vedere il mondo. Siete pronti a cominciare? Entriamo ora nella prima sala, intitolata "Scene Primordiali"!
  • Sala 1: Scene Primordiali
    Questa sala racconta i ricordi d'infanzia di Leonor Fini, quelli che l'hanno ispirata per tutta la vita. Osservate attentamente "Sfinge arancione / Sfinge alata" (1973). La sfinge, con il suo corpo di leonessa e il volto di donna, è un soggetto che Leonor Fini ha dipinto molte volte, quasi come se fosse il suo alter ego. Fin da bambina, quando viveva a Trieste, rimase affascinata da queste creature mitologiche, in particolare da una grande sfinge di pietra rosa al Castello di Miramare. Per lei, questa figura rappresentava forza, mistero e libertà. Notate il colore arancione vivace di questa sfinge: trasmette energia e potenza. Le sue ali spiegate sembrano pronte a portarla lontano, in un mondo magico e sconosciuto. Ora guardate "Viaggiatori a riposo" (1978). Le figure in questo dipinto sembrano immerse nei loro pensieri, circondate da un paesaggio che sembra antico e misterioso. Questo quadro ci parla di un’esperienza molto importante nella vita di Leonor: da adolescente, per un periodo, non riusciva a vedere bene a causa di una malattia agli occhi. In quei giorni, imparò a percepire il mondo in un modo diverso, affidandosi al tatto e ai suoni. Forse anche voi, chiudendo gli occhi, potete immaginare di sentire il mondo solo con i rumori e con le sensazioni della pelle. Questa esperienza cambiò per sempre il suo modo di creare arte, portandola a dipingere mondi sospesi tra sogno e realtà.
  • Sala 2: Gli esordi di un Mondo
    La seconda sala ci porta agli inizi della carriera di Leonor Fini e al suo rapporto con i surrealisti, un gruppo di artisti che creavano immagini ispirate ai sogni. Anche se il loro stile la affascinava, Leonor non voleva essere parte di un movimento preciso: voleva dipingere a modo suo! Osservate "Autoritratto con civetta" (1936). Qui Leonor si raffigura con una civetta sulla spalla, un animale legato alla saggezza e al mistero. Il suo sguardo è intenso, quasi come se volesse sfidare chi la guarda. Questo dipinto è molto importante perché mostra Leonor come una donna forte, consapevole del suo talento e pronta a esplorare mondi sconosciuti con la sua arte. La civetta, inoltre, richiama il suo amore per gli animali: gatti, uccelli e altre creature erano spesso presenti nella sua vita e nei suoi quadri. Ora spostiamo lo sguardo su "L’arma bianca" (1936). Qui vediamo due donne in una sorta di duello: una indossa una maschera e impugna una spada, mentre l’altra, più vulnerabile, sembra soccombere. La scena è carica di tensione: chi sta vincendo? In realtà, questa immagine rappresenta la lotta per l’indipendenza e la libertà. Leonor credeva che le donne non dovessero essere solo muse ispiratrici per gli artisti, ma protagoniste della loro storia. Con questo dipinto, ci dice che la forza femminile può avere molte forme, non sempre visibili a prima vista.
  • Sala 3: Il Confine del Mondo
    Questa sala ci porta in un mondo più cupo e misterioso, che racconta momenti difficili e le sfide della vita. Guardate "Il confine del mondo" (1948). In questo quadro vediamo una donna che emerge da un’acqua scura e densa. Intorno a lei ci sono teschi e oggetti dispersi, mentre il cielo alle sue spalle è infuocato, come se qualcosa di terribile stesse accadendo. Ma lei non sembra spaventata: ha uno sguardo calmo, sicuro, quasi sfidante. Questa immagine rappresenta la forza e la capacità di affrontare anche le situazioni più difficili, senza arrendersi. Leonor ha dipinto quest’opera dopo un momento molto difficile della sua vita: un’operazione che ha cambiato il suo corpo per sempre. Per lei, questa donna che emerge dall’acqua potrebbe rappresentare la sua stessa rinascita, la voglia di andare avanti nonostante il dolore. Ora guardiamo "La grande radice" (1943-1950). Qui vediamo una radice enorme, contorta, che sembra quasi prendere vita. La forma non è casuale: ha un aspetto quasi umano, come se fosse una creatura della natura. Questo quadro racconta la forza della terra e della vita, che può resistere anche nei momenti più difficili. Leonor lo ha dipinto mentre viveva su un’isola selvaggia, lontana dalla guerra. Qui ha trovato ispirazione nella natura, nei suoi segreti e nella sua capacità di sopravvivere anche nei luoghi più ostili.
  • Sala 4: Liasons
    Questa sala ci parla delle relazioni, dell'amicizia e dei legami affettivi, temi che Leonor Fini ha esplorato in modo originale e personale nelle sue opere. Lei non credeva nelle regole imposte dalla società e ha vissuto seguendo le sue idee, circondata da amici artisti e intellettuali. Osserviamo "L’Alcova (Autoritratto con Nico Papatakis)". L'opera mostra una stanza in penombra, un luogo molto intimo. Un uomo è disteso su un grande letto con un baldacchino e dorme profondamente, mentre Leonor, vestita di scuro, lo osserva con uno sguardo attento. L'atmosfera è misteriosa: chi ha il controllo della scena? Di solito nei dipinti classici gli uomini sono rappresentati come forti e dominanti, ma qui Leonor inverte i ruoli. È lei che osserva, mentre l'uomo sembra vulnerabile e sereno nel suo sonno. Il quadro ci invita a pensare ai diversi modi in cui si possono vivere i rapporti tra le persone. Spostiamo ora lo sguardo su "Autoritratto con Kot e Sergio". In questo dipinto, Leonor si ritrae al centro della scena, vestita e fiera, mentre due uomini sono sdraiati ai suoi piedi. Lei guarda direttamente lo spettatore, con un'espressione sicura e determinata. I due uomini, invece, sembrano tranquilli e in una posizione di attesa, quasi a dimostrare che anche gli uomini possono essere ritratti in modo diverso rispetto alle solite immagini di forza e potere. Questo quadro rappresenta la libertà di Leonor di vivere e rappresentare le relazioni in un modo nuovo, senza seguire le regole tradizionali.
  • Sala 5: Narciso Impareggiabile
    Questa sala ci porta a scoprire come Leonor Fini vedeva il corpo umano, in particolare quello maschile, in modo diverso dal solito. Nei suoi quadri gli uomini non sono sempre ritratti come figure forti e autoritarie, ma spesso appaiono delicati, pensierosi o misteriosi. Osserviamo "Ritratto di Nico Papatakis" (1942). Nico Papatakis, attore e compagno di Leonor, è dipinto sdraiato a terra, completamente nudo. La sua espressione è intensa, quasi enigmatica, e il suo corpo non sembra rappresentare forza o potere, ma piuttosto fragilità e bellezza. Leonor voleva mostrare un nuovo modo di guardare gli uomini, andando oltre i soliti stereotipi. L'ambiente naturale intorno a lui, con foglie sparse a terra e una luce soffusa, crea un’atmosfera di sogno, invitandoci a pensare alla profondità dell’anima umana. Passiamo ora a "Narciso impareggiabile" (1971). Questo dipinto rappresenta una figura maschile con lineamenti delicati e un corpo snello e sinuoso. Il giovane è sdraiato su un fianco, quasi come una statua antica o una divinità mitologica. Il suo sguardo sembra perso in un pensiero lontano, immerso in un mondo tutto suo. Lo sfondo è indefinito, quasi irreale, creando una sensazione di sospensione nel tempo. Leonor Fini amava rappresentare la bellezza in un modo nuovo, senza limiti precisi tra maschile e femminile. I suoi quadri ci invitano a vedere la bellezza in modi diversi e a non fermarci alle solite immagini che vediamo ogni giorno.
  • Sala 6: Gli Archetipi del potere femminile
    Questa sala ci porta a scoprire come Leonor Fini vedeva le donne: non più semplici muse o figure delicate, ma protagoniste forti, indipendenti e persino misteriose. Le donne nei suoi quadri non sono solo da ammirare, ma hanno un ruolo attivo, deciso e potente. Osservate "L’Alcova / La camera nera" (1940). La scena è ambientata in una stanza avvolta nella penombra, un luogo che sembra nascondere segreti. Tre donne elegantemente vestite sono al centro del dipinto. Una di loro è sdraiata su un letto, mentre le altre due sembrano vegliare su di lei. I colori scuri e l’atmosfera sospesa creano un senso di mistero: cosa stanno facendo? Leonor amava dipingere le relazioni tra donne in modo profondo e complesso, mostrando amicizia, protezione e complicità. Ora guardiamo "Del lago / Il confine del mondo II" (1938). Qui vediamo una giovane donna che indossa un’armatura. Di solito, nell’arte, le armature sono simboli di forza e potere riservati agli uomini, ma Leonor ribalta questa immagine. La sua guerriera è fiera, sicura di sé e pronta ad affrontare qualsiasi sfida. Questo dipinto ci parla del coraggio delle donne e della loro capacità di proteggersi e di affrontare il mondo senza paura. Infine, osserviamo "Sfinge" (1950 circa). La sfinge, metà donna e metà leonessa, torna come simbolo chiave dell’arte di Leonor. In questo dipinto, appare di profilo, con un’espressione enigmatica e un portamento regale. Il suo corpo è forte e sinuoso, a rappresentare potenza e fierezza, ma anche mistero e saggezza. La sfinge non è un mostro spaventoso, ma una guardiana della conoscenza e del destino, un essere che racchiude segreti profondi. Leonor, con queste opere, voleva mostrare che la femminilità non è solo dolcezza e grazia, ma anche forza, intelligenza e indipendenza.
  • Sala 7: Rituali, Cerimonie e Metamorfosi
    Questa sala ci porta nel mondo della magia, della trasformazione e dei riti misteriosi, temi che affascinavano molto Leonor Fini. Guardate "La guardiana delle fenici" (1954). Al centro del quadro c’è una donna che tiene tra le mani un grande uovo. Questo uovo è speciale: rappresenta la nascita, il cambiamento e la possibilità di qualcosa di nuovo. Alle sue spalle il paesaggio sembra bruciare, come se tutto stesse cambiando e si stesse trasformando in qualcosa di nuovo. La fenice, un uccello magico che rinasce dalle sue ceneri, è un simbolo di questa trasformazione. Leonor amava l’idea che nulla sparisse davvero, ma che tutto potesse rinascere in una forma nuova. Passiamo ora a "La Cerimonia" (1960). Questo dipinto sembra mostrare un rito segreto: due donne avvolte in un panno rosso stanno facendo qualcosa di importante, circondate da simboli misteriosi. Il cielo scuro e la luna danno un senso di magia e mistero. Guardate le maschere che indossano: la maschera è un oggetto che permette di cambiare identità, di trasformarsi in qualcun altro. Leonor era affascinata da questi rituali, dai segreti della natura e dalla possibilità di scoprire mondi nascosti. Attraverso queste opere, Leonor ci invita a immaginare un mondo magico, dove nulla è come sembra e tutto può cambiare in un attimo.
  • Sala 8: Scena o Boudoir
    Questa sala è dedicata alla passione di Leonor Fini per il teatro e la moda, due mondi in cui ha lasciato il segno con la sua creatività e il suo stile unico. Osservate "Armadio antropomorfo" (1939). A prima vista sembra un armadio, ma in realtà è molto di più. Le sue ante hanno la forma di un corpo femminile e l'interno è foderato di raso rosa. Non è solo un mobile, ma un'opera d'arte che trasforma un oggetto comune in qualcosa di speciale e sorprendente. Questo armadio è stato creato per conservare una collezione di guanti disegnati da Leonor, dimostrando come per lei l’arte potesse essere presente anche negli oggetti di tutti i giorni. Ora guardate "Shocking" di Schiaparelli (1937). Questo profumo ha un flacone davvero particolare: è modellato sul busto dell’attrice Mae West, una famosa diva di Hollywood. La forma è sensuale e affascinante, proprio come gli abiti creati dalla stilista Elsa Schiaparelli. Leonor e Schiaparelli erano due donne anticonformiste e visionarie, che hanno unito moda e arte per creare oggetti unici e indimenticabili. Infine, soffermiamoci sui bozzetti per i costumi del Tannhäuser (1963), disegnati da Leonor per l'Opéra di Parigi. I costumi di scena dovevano essere spettacolari e pieni di dettagli, e Leonor ha saputo dare vita a vestiti meravigliosi e onirici, perfetti per il mondo della musica e del teatro. Questa sala ci mostra un altro lato del suo talento: la capacità di trasformare stoffa, colori e forme in vere opere d'arte.
  • Sala 9: Persona
    L’ultima sala ci racconta chi era Leonor Fini non solo come artista, ma anche come persona. Leonor amava creare un personaggio unico attorno a sé: il modo in cui si vestiva, si fotografava e si dipingeva faceva parte della sua identità. Guardate "Autoritratto con cappello rosso" (1968). Qui Leonor si ritrae con un grande cappello rosso che incornicia il suo viso. Lo sguardo è forte, quasi una sfida per chi la guarda. I colori scuri intorno a lei fanno risaltare ancora di più il suo volto e il cappello, dando un senso di teatralità e mistero. Per Leonor, vestirsi in modo particolare e farsi fotografare in pose insolite era un modo per esprimere la sua unicità. Ora osservate le fotografie esposte in questa sala. Vedrete Leonor in molti momenti della sua vita: con i suoi amici artisti, con i suoi adorati gatti, in abiti eleganti e originali. Le piaceva trasformarsi, cambiare immagine e giocare con la sua identità, come se anche la sua vita fosse un'opera d'arte. Queste immagini ci raccontano di una donna che non ha mai voluto seguire le regole imposte dagli altri, ma ha sempre scelto di essere se stessa, con coraggio e creatività.
  • Conclusione
    La mostra "Io sono Leonor Fini" si conclude qui. Spero che questo viaggio nel suo mondo vi abbia affascinato e fatto scoprire il talento e la personalità di questa artista straordinaria. Leonor Fini ha dipinto, scritto, creato costumi e oggetti, ma soprattutto ha vissuto con libertà. Non ha mai lasciato che gli altri le dicessero cosa fare o come essere, e ha sempre seguito la sua immaginazione. Il titolo della mostra, "Io sono Leonor Fini", è una dichiarazione forte: significa sapere chi si è e non aver paura di mostrarlo. Questo è un messaggio importante anche per noi: tutti possiamo esprimere la nostra personalità e creatività, senza paura di essere diversi. Grazie per aver visitato la mostra! Se volete scoprire di più su Leonor Fini, all’uscita trovate il bookshop e potete visitare il sito del museo per ulteriori approfondimenti.

IO SONO LEONOR FINI • IO SONO LEONOR FINI •

• Ribelle • Enigmatica • Eclettica • Provocatrice • Contemporanea • Innovatrice • Unica